Tanti problemi per una sola macchina
Quando si parla di professionalità nel marketing pubblicitario, se
esiste un’impresa dove il marketing diventa matematico e viene rispettato come
legge, quell’impresa è la Mercedes.
La ditta tedesca studia le pubblicità in base a ciò che le persone
pensano dei loro prodotti, non in base a ciò che le macchine sono.
I signori del marketing hanno diviso il mondo in immagini,
sensazioni, in gruppi di persone che hanno un punto di vista del prodotto
Mercedes. Senza farsi condizionare dalle lingue, le razze o le frontiere. In un
certo senso, la nuova geografia del pianeta, dal loro punto di vista è
“emozionale – affettivo” e lo chiamo in questo modo perché non voglio
utilizzare ancora le parole con cui l’avrebbe definito John, geografia “umana”.
Nei paragrafi a seguire, la meccanica che utilizzerò è quella di
definire il modo in cui questi gruppi di persone vedono i tedeschi per poi
inserire il collegamento alle pubblicità di Mercedes mettendo in evidenza
quanto esse non siano altro che una risposta a questi problemi.
Inglesi
Quando un inglese guarda un tedesco, vede sempre un barbaro. La
personalità di qualcuno che non ha il dono dell’adattabilità. Ha la forza, ha
la testardaggine, ma non la capacità di cambiare idea. La tenacità, la
precisione, la perseveranza, ma non l’intelligenza.
Di conseguenza, la persona che acquista una Mercedes viene
etichettata come una persona arcaica, non al passo coi tempi, non
d’avanguardia, non moderna. Testarda ma non flessibile.
USA - Australia
Sin dal 1965 sembra che gli americani vedano le macchine tedesche
come poco sicure. Forse per il confronto con le loro macchine, che sembrano più
transatlantici che non macchine. Forse per lo stile sobrio, per la poca
aggressività o semplicemente per aver combattuto due guerre mondiali contro. Il
fatto è che ogni pubblicità che Mercedes fa per gli Stati Uniti o per
l’Australia mette in evidenza che queste persone hanno soprattutto il panico di
morirci dentro. Impera la sensazione di vulnerabilità, il pericolo sopra ogni
altra cosa.
USA
Australia
In questo caso si utilizza lo scontro diretto con
la tragedia (mancata).
Germania
Qui il problema si divide in due. Non si tratta
di definire quello che i tedeschi pensano di se stessi quanto ciò che i
tedeschi pensano di quelli che acquistano Mercedes in patria.
Per un tedesco, il connazionale che acquista una
Mercedes è un secchione. Una persona che non sa vivere senza regole, che non si
sa divertire, perché fondamentalmente non sa trasgredire. Il problema quindi è
“se scegli Mercedes sei una specie di robot senza personalità e incapace di
comportarti male”.
Le persone che guidano le Mercedes nelle
pubblicità si comportano in un modo o nell’altro non rispettando le regole.
Italia
Il problema fondamentale in Italia è che la
Mercedes viene considerata una macchina lenta e poco agile. Un transatlantico
in poche parole, non al passo con i tempi.
Tutte le pubblicità che Mercedes fa in Italia
devono richiamare in modo diretto o indiretto la velocità.
Francia
Per i francesi la Mercedes è l’immagine della
mancanza di passionalità e intraprendenza. Mancanza di sensibilità estetica,
incapacità per capire la moda e l’eleganza.
Queste pubblicità cercano di risolvere questi problemi.
Conclusione
Al centro del marketing, non c’è mai un prodotto.
Ci sono sempre le persone. Per un esperto di marketing non ha nessuna
importanza il prodotto che si deve vendere ma quello che le persone pensano di
quelli che lo acquistano o che lo producono. L’ultimo parametro è “cosa
penseranno di me gli altri, quando arrivo con questa macchina?”.
Se la sicurezza non è il problema di Mercedes,
per gli italiani parlare di sicurezza è inutile.
Nonostante questo, quando qualsiasi italiano vede
una pubblicità di Mercedes fatta per l’Inghilterra, ad esempio, la ritiene
stupida. Quando vede la pubblicità della Mercedes per la Francia sente di aver
davanti una cosa senza senso.
Quando vede la pubblicità che Mercedes fa per gli
Stati Uniti, immediatamente dice “Questa è una buona pubblicità…. Mercedes ti
salva la vita. Non capisco perché in Italia la pubblicità deve dire cose
idiote”.
Questo succede perché noi “figli di una brava
mamma” giudichiamo la pubblicità in base alla nobiltà del messaggio e, quando
vediamo un messaggio dove si parla di salvare la vita, allora diciamo “Bravi”
quando si parla di giustizia, uguale. Se si parla di cose naturali, di tutto
ciò che gira attorno al buonismo siamo immediatamente convinti che la
pubblicità faccia qualcosa di utile.
Niente di più sbagliato. Quando questo succede,
si tratta solo di una coincidenza, dove la soluzione per il problema di un
prodotto coincide con una buona azione, nient’altro che quello.
Mi occupo di marketing pure io ma non sono convinto che questa meccanica sia quella che utilizzano le ditte, non credo che si gestisca il tutto in modo così calcolato, credo piuttosto che le campagne si facciano sull’esperienza di ciò che “ha funzionato in passato”
RispondiEliminaPaolo
Lo penso anche io, ho visto che hai pubblicato lo stesso commento in un'altra pagina, cerca di evitare, altrimenti devo cancellarli io.
EliminaGustavo
Mi rendo conto che sono stato tutta la vita un imbecille, convinto di cose che non sono reali, nemmeno lontanamente vicino alla realtà e io che ci ho creduto solo perché le diceva la pubblicità.
RispondiEliminaClaudio
Claudio, non è così che funziona, in realtà il meccanismo è diverso. Sarebbe qualcosa come “Perché tu sei convinto che gli italiani siano i migliori al mondo con i motori io ti dico che questa moto è italiana”. Cioè io ti dico che è italiana perché tu credi che i migliori a fare macchine da pazzi siano gli italiani.
EliminaGustavo