Si dice che Edison sia stato uno
dei primi uomini della storia che abbia capito la meccanica del marketing.
Edison e il giradischi
Quando Edison presentò il fonografo agli investitori, dopo averlo
descritto e fatto funzionare davanti a loro, in mezzo agli applausi e agli urli
di felicità disse qualcosa che congelò tutti quanti.
Edison - Signori, adesso vi spiego come faremo la distribuzione di
questo prodotto… I fonografi verranno dati gratis a tutti i barbieri del paese.
Impresari – Vuoi dire in affitto? Loro ci pagano un affitto mensile?
Edison – No, nessun affitto, noi consegniamo gratis l’apparecchio.
Impresari – E loro ci pagano l’assistenza? No! Ho capito i clienti
vedono tutti il fonografo e noi lo vendiamo poi a tutti il clienti.
Edison – No, noi diamo loro i giradischi gratis e nulla ci danno in
cambio.
Impresari – E in che modo guadagniamo noi? Come recuperiamo i soldi
che costa produrli? Che cosa vendiamo loro?
Edison – Noi vendiamo i dischi. Perché il giradischi si vende una
volta sola e non c’è guadagno nel farlo pagare, ma i dischi sono infiniti ed il
margine è molto più grande, per non dire che è come la produzione, infinito.
Edison aveva visto giusto e volendo o meno ha stabilito una delle
principali regole del mercato, ancora oggi sempre più vigente.
La “Edison Records” è stato il primo passo.
L’era dei computer
Questo è un prodotto che ha deciso di invertire il senso di ciò che
si vende e ciò che si prende.
Le ditte produttrici utilizzano la stessa tecnica che utilizzò
Edison, ma rovesciando gli strumenti: ti vendono i computer ad un prezzo
superiore al valore, ti vendono anche i programmi per utilizzarlo, ma ti
forniscono anche la possibilità di “rubare” i programmi.
Quando io comperai il primo computer che pagai qualcosa come 7.000
dollari, il venditore mi disse “Ok, adesso tu mi dici quali programmi vuoi. Io
mi faccio la lista quando ti arriverà il computer ci saranno installati dentro
come per magia tutti i programmi richiesti”.
Trovare i programmi crackati era la gioia e l’orgoglio di tutti. Di
ogni programma che usciva, c’era anche la versione crackata, numeri di serie,
password e andando avanti ogni cosa a disposizione sul web.
Resta il fatto che la regola rimane quella: “qualcosa prendi gratis
e qualcosa mi paghi più del dovuto” perché in questo modo è molto difficile
difendersi, è molto difficile ragionare.
Avere qualcosa gratis è direttamente correlato con l’affetto (sono i
genitori che ci danno gratis) e, quindi, quando il ricevere gratis fa
sospettare, la parola “rubare” toglie” ogni diffidenza.
Nessuno si è mai chiesto perché i programmi hanno quei costi
allucinanti?
Perché i computer non vengono forniti direttamente con i programmi?
A quale ditta viene in mente di consegnare un’automobile senza il software che
la fa funzionare? Una macchina fotografica senza il software che gestisce gli
scatti?
La regola è una: se rubare ti fa sentire così bene, per quale motivo
regalarti le cose? Senza andare a vedere quanto ci costano i collegamenti ad
internet che ci permetto di rubare (cose che in realtà non hanno più un
valore).
Il Nintendo
Segue la stessa identica meccanica. Paghi la console 170 euro e,
anche se non direttamente loro, qualcuno ti dà la possibilità di modificare la
scheda e di rubare i giochi, che non a caso hanno i prezzi esorbitanti e, anche
se non si vendono, si ritrovano in tutti i supermercati dell’elettronica, dove
si vendono le console.
Canali separati, che ci permettono di “fregare” chi produce i giochi
che, però, creano le stesse persone.
Internet e rubare
Si ruba qualsiasi cosa, sembra che tutto sia a portata di mano. Il
mondo viene calpestato dai ladri. Si rubano i film, la musica, suoni, immagini,
programmi, la televisione, le partite.
Ma in questa gara, dove ogni spazio viene occupato da qualcosa, ci
si comincia ad accorgere che l’unica cosa veramente imprescindibile per la
creatività è il silenzio, e quello, dentro questa immensa stupidità, l’abbiamo
in qualche modo perso.
Flickr
Si tratta di un esempio molto più evoluto della stessa meccanica di
prima.
Si tratta di un luogo che ti permette di mettere in esposizione le
tue immagini per riuscire a venderle. Pagando una minima quota annua. Ci
pensate? Le nostre foto in vendita in un mercato di milioni di utenti.
Diventare milionario è un gioco di ragazzi.
Una minima quota annua che ti permette di vendere e di fatturare per
le tue immagini in tutto il mondo!!!! Meraviglioso, geniale, incredibile.
Nessuno poi controlla la qualità delle immagini, posso caricare tutte quelle
che voglio e, se a qualcuno piacciono, le posso liberamente vendere al prezzo
che decido io!!!! E questi santi di Flickr non vogliono alcuna percentuale di
questa vendita. Con impresari
così… a cosa servono gli amici?
Dopo un po’ di tempo senza chiedersi perché la risposta arriva.
Tutti rubano le immagini di tutti, nessuno paga niente e, quando qualcuno cerca
di difendersi, capisce che l’unica alternativa possibile è quella di togliere
le foto, perché i diritti li abbiamo persi al momento di pubblicarle.
I guadagni di Flickr sono due: la pubblicità e i versamenti di chi fa
la foto, e quello che si regala sono proprio le nostre fotografie, che nessuno
acquisterà mai perché dal momento che vengono pubblicate e soprattutto messe
dentro il “Creative Commons” vengono liberate da tutti i diritti.
Ho letto il libro. Sono rimasto molto sorpreso perché nonostante i miei continui sforzi di rimanere all’infuori dai meccanismi della moda, la pubblicità e le tendenze mi sono accorto di essere stato catalogato anche io. Esiste un gruppo di persone che sono quelli che fanno le scelte che faccio io, esattamente quelle e per quelli del marketing siamo solo diversi ma non ribelli, sanno esattamente come devono proporci le cose che noi comperiamo. Hanno catalogato anche noi sti stronzi.
RispondiEliminaPurtroppo ognuno di noi fa delle scelte, compra in base a dei principi. L'unica cosa che fanno loro e fare statistiche e classificare il tipo di meccanismo che abbiamo in testa.
EliminaQuello che bisogna capire è che si tratta di risposte che il mercato chiede. Loro ascoltano, e rispondono. Non ci sono principi ne filosofia. Se vuoi che le chiamo sigarette faccio questo, se vuoi che le chiamo avventura lo faccio e se vuoi che le chiamo toro seduto lo faccio. Voglio solo i tuoi soldi, e se per farlo vuoi chiamarmi Susan, chiamami pure.
Mi sono chiesto la stessa identica cosa, vorrei sapere di più del vero personaggio, o meglio dire della persona di cui il libro racconta. Mi sembra assurdo che un genio di quella portata si estingua in quel modo imprevedibile e tragico.
RispondiEliminaValerio
L'eroina ha fatto anche di peggio. Non capisco la sorpresa del modo in cui è morto. L'eroina ha fatto stragi tra gli intellettuali di tutto il mondo da sempre.
EliminaGustavo
Ma di che parla il libro? Non riesco a capire dai commenti.
RispondiEliminaMariana M.